Mese: Gennaio 2022

  • Inail, nel 2021 sono morte 1.221 persone sul lavoro

    Inail, nel 2021 sono morte 1.221 persone sul lavoro

    Sono state 1.221 le morti sul lavoro nel 2021. Sono 49 in meno rispetto al 2020, ma è un dato che richiede cautela perchè i dati delle denunce mortali, più di quelli delle denunce in complesso, risentono di una maggiore provvisorietà anche in conseguenza della pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare tempestivamente alcune “tardive” denunce mortali da contagio. Si registra un aumento solo dei decessi avvenuti in itinere, passati dai 214 casi del 2020 ai 248 del 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1.056 a 973).

    L’industria e servizi è l’unica a far registrare un segno negativo (-6,0%, da 1.106 a 1.040 denunce mortali), al contrario dell’agricoltura, che passa da 113 a 128 denunce (+13,3%), e del Conto Stato da 51 a 53 (+3,9%). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 283 a 318 casi mortali), nel Nord-Est (da 242 a 276) e nel Centro (da 215 a 227). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 425 a 313) e nelle Isole (da 105 a 87).

    Denunce di infortunio

    Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state 555.236, 896 in più (+0,2%, contro il +2,1% della rilevazione al 30 novembre) rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni.

    Si registra un aumento degli infortuni tra il tragitto di casa e il posto di lavoro. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nel 2021 è diminuito su base annua del 4,7% nella gestione Industria e servizi , è aumentato del 2,6% in Agricoltura (da 26.287 a 26.962) e del 57,0% nel Conto Stato (da 40.684 a 63.873). Si registrano  incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quelli dell’amministrazione pubblica (-27,4%) e, soprattutto, della Sanità e assistenza sociale.


  • La resa dei conti nel centro-destra e nel M5S

    La resa dei conti nel centro-destra e nel M5S

    Dopo la rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nei partiti c’è la resa dei conti, in particolare nel centro-destra e nel M5S. In realtà si tratta di vecchie rivalità, acuitesi nell’ultima settimana.

    Il centro destra ne esce malconcio

    Nella questione Quirinale, il centro destra ne esce profondamente diviso. Dopo la sonora sconfitta della Casellati, la Lega e Forza Italia alla fine hanno deciso di preservare la maggioranza di Governo scegliendo Mattarella bis. L’unico partito a non votare Mattarella è stato Fratelli d’Italia. “A livello parlamentare il centro-destra non esiste più” ha affermato Giorgia Meloni, in una diretta su Facebook. Per la Meloni il centro-destra va rifondato e lavorareà per questo.

    Ne esce malissimo Salvini che in questi giorni si era fatto promotore delle trattative sul Quirinale, ma ha gestito il tutto in modo dilettantistico: prima la candidatura di Berlusconi, il disastroso voto sulla presidente del Senato Casellati fino all’ultima dichiarazione di venerdi sulla candidatura di una donna.

    Il Movimento 5 Stelle

    Sembrano ormai logorati anche i rapporti tra Conte e Di Maio. “ All’interno del Movimento 5 Stelle serve aprire una riflessione politica interna“- ha affermato Di Maio subito dopo la rielezione del presidente della Repubblica. Non si è fatta attendere la risposta di Conte:”Se Di Maio parla di fallimento, se Di Maio ha delle posizioni… le chiarirà perché lui era in cabina di regia e ci chiarirà perché non ha chiarito questa posizione e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti

    Di Maio nelle trattative sul Quirinale è rimasto sempre in disparte, tranne quando ha distrutto la candidatura della Belloni, proposta da Salvini e Conte. Le ragioni non sono chiare, ma secondo i cronisti Di Maio non voleva far intestare a Conte una vittoria politica che avrebbe portato a delle possibili elezioni anticipate.

    Immagine di copertina: Ansa

     

     

     

     


  • Torino, manifestazione studentesca: cariche e manganellate della polizia

    Torino, manifestazione studentesca: cariche e manganellate della polizia

    Mentre in Parlamento si votava per il presidente della Repubblica, venerdì, a Milano, Torino e Roma migliaia di studenti manifestavano per ricordare Lorenzo Praelli, il ragazzo di 18 anni morto in azienda mentre svolgeva l’alternanza scuola-lavoro.

    La morte di Lorenzo ha riacceso la rabbia degli studenti che ormai da due anni sono costretti tra didattica a distanza, chiusure, ritorni in aula blindati, mentre l’alternanza scuola lavoro, forma di asservimento delle scuole alle aziende, non si è mai fermata.

    Venerdì le piazze sono diventate terreno di duri scontri tra i ragazzi e la polizia. A Torino 20 rstudenti che protestavano sono rimasti feriti. 

    Per la questura circa 200 partecipanti hanno cercato in tutti i modi di forzare gli sbarramenti delle forze di polizia, anche con l’utilizzo di un furgone, nel tentativo di dirigersi in corteo verso le vie del centro città. Di conseguenza si è reso necessario una breve azione di alleggerimento da parte delle forze dell’ordine.

    Gli scontri

    Dalle testimonianze e dai video emerge che a Torino gli studenti sono stati caricati ben quattro volte dalla polizia. Molti ragazzi (molti dei quali minorenni) sono stati picchiati con i manganelli e altri sono rimasti feriti.

    Come racconta Selvaggia Lucarelli su Domani, i ragazzi cercavano di parlare con i ragazzi chiedendo il perchè di tanta violenza gratuita.

    Stessa situazione a Milano dove studenti e studentesse hanno provato a muoversi verso la sede di Assolombarda per deporre una simbolica trave insaguinata, ma hanno trovato la strada sbarrata.

    E’ una cosa vergognosa: appena i ragazzi si sono avvicinati pacificamente alla polizia per chiedere di poter passare per le strade i poliziotti sono partiti con le cariche, picchiandoli con i manganelli“, ha dichiarato Pino Iaria di Cobas al quotidiano Indipendente.

    Le critiche

    Amnesty International Italia ha espresso preoccupazione per l’uso del tutto sproporzionato della forza contro gli studenti.

     

    Possibile si è chiesto a cosa serve una gestione cosi muscolare dell’ordine pubblico?

    Per Nicola Fratoianni è un’altra pagina nera del nostro Paese.

     

    La difesa del Questore di Torino

    In un’intervista al Corriere della Sera il questore Vincenzo Ciarambino  ha difeso l’operato dei suoi uomini. Alla domanda se era necessario caricare gli studenti, il questore ha risposto che con l’aumentare della pressione dei manifestanti è stato utilizzato il manganello, uno strumento per lui legittimo.