Mese: Febbraio 2022

  • Accordo Europa-Usa: alcune banche russe saranno escluse dallo SWIFT

    Accordo Europa-Usa: alcune banche russe saranno escluse dallo SWIFT

    Sabato, Stati Uniti, Europa, Regno Unito e Canada hanno raggiunto un accordo per escludere alcune banche russe dallo SWIFT, il sistema delle transazioni finanziarie internazionali. Si tratta di una delle sanzioni più “dure” applicate fino ad ora, anche se non è ancora chiaro di quali banche si tratta.

    Nei giorni scorsi lo SWIFT è stato oggetto di dibattito. L’eventuale esclusione della Russia dalla piattaforma è considerata “un’opzione nucleare”, che limiterebbe drasticamente le attività finanziarie della Russia. Alcuni leader europei temono che la sanzione possa avere delle ripercussioni negative sull’importazione del gas ed esportazioni di diversi beni. 

    Cos’è lo SWIFT

    La Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) è una società fondata nel 1973 con sede legale a Bruxelles. Si tratta di una piattaforma che fa da esecutore delle varie transazioni finanziarie in moneta o in diversi asset. Lo scopo del sistema è permettere il pagamento quando il debitore non è il cliente della stessa banca del creditore anche a livello internazionale. Prima dello SWIFT le conferme delle transazioni internazionali avvenivano attraverso il telegramma, con tutti gli errori umani del caso. 

    Con la sanzione c’è il rischio che le banche russe non escluse dallo SWIFT possano fungere da intermediarie per le banche escluse per avere accesso alla finanza internazionale.

    Inoltre, esistono altre piattaforme alternative allo SWIFT, anche se sono poco utilizzate, una è il System for Transfer of Financial Messages (SPFS). Ma quella più importante è la  cinese CIPS anche se meno conosciuta. L’utilizzo da parte delle banche russe, potrebbe rafforzare i legami tra la Russia e la Cina. E questo è fonte di preoccupazioni per gli occidentali. 

    La reazione dell’Ucraina

    L’Ucraina continua ai Paesi che la sostengono di escludere tutte le banche russe dal circuito Swift. «Alcuni Paesi stanno cercando di escludere certe banche dal bando da Swift, così da imporre sanzioni con una mano e continuare a fare affari con la Russia con l’altra. Non fatelo. La storia vi giudicherà» ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.


  • Il piano del Governo per affrontare la crisi energetica

    Il piano del Governo per affrontare la crisi energetica

    Il 25 febbraio il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto un’informativa alla Camera in merito all’invasione russa in Ucraina e alle misure intraprese dall’Europa.

    Tra le vari preoccupazioni del governo italiano, c’è anche la questione energetica, già fortemente sentita dai cittadini con il caro bollette.  Per affrontare la crisi e smarcarsi dalla Russia, Draghi ha parlato del piano di emergenza e di altre misure come la diversificazione delle fonti di energia, la calmierizzazione dei prezzi, la possibile ripertura delle centrali a carbone, l’utilizzo del gas prodotto in Italia e delle fonti rinnovabili.

    Il piano di emergenza

    Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico. “Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati.” ha dichiarato Draghi. 

    Diversificare le fonti di energia e i fornitori

    L’Italia importa dalla Russia circa il 45% del gas. Per il governo occorre diversificare le fonti di energia e i nostri fornitori per superare una certa vulnerabilità ed evitare il rischio di future crisi.  “Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni.
    In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. ” ha dichiarato Draghi.

    In tal senso l’esecutivo sarebbe a lavoro per importare gas naturale liquefatto da altre rotte, come gli Stati Uniti. “ll Presidente americano, Joe Biden, – ha dichiarato Draghi- ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo.”

    Draghi ammette che la capacità  di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Anche su queste infrastrutture occorrerà fare delle riflessioni.

    Gasdotti e centrali a carbone

    L’altro punto affrontato riguarda la necessità di incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia. Inoltre non ha escluso la possibilità di riaprire delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze.

    Fonti rinnovabili e gas

    Draghi con uno sguardo nel lungo periodo parla di sviluppo delle fonti rinnovabili, con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti. Infatti, i problemi che si riscontrano in questo settore non sono tecnologici, nè tecnici, ma solo burocratici.

    Pur riconoscendo l’importanza delle rinnovabili, Draghi ha ribadito che “il gas resta essenziale come combustibile di transizione.”

     


  • I timori russi per l’espansione della Nato verso Est

    I timori russi per l’espansione della Nato verso Est

    All’alba del 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato l’Ucraina, provocando lo sdegno e la condanna della Comunità internazionale.

    Nel discorso alla nazione Putin ha dichiarato che l’operazione militare è iniziata per difendere le autoproclamate repubbliche seccessioniste e per «demilitarizzare e denazificare» dell’Ucraina.

    La preoccupazione russa dell’espansione Nato a est

    Alla base della crisi, degenerata purtroppo in un attacco armato da parte della Russia, c’è anche il timore russo dell’espansione Nato verso est. I membri entrati nella Nato dal 90 ad oggi erano parte dell’ex Urss o erano legati al Patto di Varsavia. Quei paesi che confinano con la Russia, oggi sono parte dell’Allenza Atlantica, nata per fermare l’allora Unione Sovietica.

     

    Fonte: Limes

    Questa preoccupazione è stata espressa da Putin  più volte e  nel suo discorso di questa mattina. “Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini.”

    Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria.” ha dichiarato Putin nel suo discorso.

    Le richieste di Putin

    A dicembre Putin chiese agli Stati Uniti e alla Nato di negare l’ingresso dell’Ucraina e della Georgia nell’Alleanza Atlantica, di interrompere tutte le attività militare euro-atlantica nell’Est Europa e di ritirare delle truppe Nato dalla Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania. Ma l’Europa e gli Stati Uniti hanno sempre respinto le richieste, minacciando sanzioni.

    L’espansione Nato a Est rappresenta per Putin una minaccia alla sicurezza e alla sovranità del Paese. Nel caso dell’Ucraina, il Cremlino teme che possa essere utilizzata dalla ato come trampolino per schierare i missili e puntarli verso la Russia.

    Il monito di George Frost Kennan

    Nel 1997 George Frost Kennan un diplomatico americano che conosceva la Russia, in un commento pubblicato sul New York Times scrisse:” Un allargamento a Est dell’Alleanza Atlantica, fino ai confini della Russia, si sarebbe trasformato nell’errore più fatale della politica americana dopo la fine della Guerra Fredda“.

    Secondo il padre della politica di “contenimento” nei confronti di Mosca, una simile decisione poteva portare a infiammare tendenze nazionaliste e antioccidentali nell’opinione russa con un effetto avverso sullo sviluppo della democrazia russa.