Nel luglio del 1995 a Srebrenica, in Bosnia, si consumò il più efferato crimine compiuto dopo la Seconda Guerra Mondiale. E’ passato alla storia come il genocidio più breve, anche se vennero uccisi almeno 8372 persone, soprattutto di genere maschile. A distanza di 27 anni, i parenti di molte vittime ancora non trovano giustizia per i propri cari.
Il fatto storico
L’11 luglio 1995 l’esercito della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, guidato dal generale Ratko Mladić, entrò nella zona protetta di Srebrenica. I maschi dai 12 ai 77 anni furono separati, uccisi e sepolti nelle fosse comuni. Circa 15000 uomini cercarono rifugio in quello che fu chiamata la marcia della morte fra Serbrenica e Tuzla. Di questi solo 6000 persone riuscirono a salvarsi.
I processi incompleti
Il processo di primo grado contro l’ex generale Ratko Mladìc è terminato con la condanna all’ergastolo, riconoscendolo colpevole di 10 imputazioni su 11. Tra l’altro l’ex generale serbo bosniaco è stato giudicato responsabile di genocidio, persecuzione per motivi etnici e religiosi ai danni di musulmani bosniaci e croato bosniaci, sterminio, deportazione, omicidio, terrore, attacchi illegali contro i civili e cattura di ostaggi. Si tratta di un processo lunghissimo per la vastità di prove, accuse e per i vari tentativi di far ritardare il procedimento giudiziario. Il processo di appello è stato rinviato al 2021 per problemi di salute dell’ex generale.
Nonostante ci sia stata la condanna di 74 imputati, permangono ancora numerosi casi giudiziari irrisolti, molti dei quali sono passati ai tribunali locali. In merito Amnesty International ha mostrato preoccupazione per l’impunità dilagante, la lentezza dei processi per crimini del diritto internazionale e per la mancanza di programmi di protezione per i sopravvissuti e i testimoni.
Infatti, data l’assenza della volontà politica, la maggior parte delle persone sospettate di crimini di guerra e crimini contro l’umanità non verrà mai chiamata a rispondere. Quell’assenza che si identifica in quei leader politici e leggi della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina che non hanno ancora riconosciuto il genocidio di Srebrenica.
Un’altra questione è la riesumazione dei corpi nelle fosse comuni che potrebbe non concludersi mai. Ad oggi circa 6700 corpi di persone uccise sono stati riconosciuti, ma sono numerose le persone che non hanno ancora una tomba su dove piangere la perdita dei propri cari. Si tratta di un lavoro molto difficile perchè molti responsabili della strage spostarono i corpi per depistare le prove dei reati commessi.
Il revisionismo
Un altro aspetto preoccupante è il revisionismo sui fatti di Srebrenica, sempre più diffuso negli ambienti istituzionali, sociali e culturali della Republika Srpska. Il revisionismo cerca di minimizzare i numeri degli uccisi , considerando la presa di Srebrenica un’operazione di liberazione e autodifesa anzichè un crimine contro l’umanità.
Scatto: Elisabetta De Giorgi (Twitter)
Fonti: https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Srebrenica-25-anni-203456
www.amnesty.it