Categoria: politica

  • L’incontro rappacificatore tra Meloni e Berlusconi

    L’incontro rappacificatore tra Meloni e Berlusconi

    Dopo giorni di polemiche, lunedì si è svolto l’incontro rappacificatore tra il leader di Fi, Silvio Berlusconi, e la leader di Fdi, Giorgia Meloni. In un nota congiunta di Fi e Fdi diffusa al termine dell’incontro si legge:

    L’incontro si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione. Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella“.

    Subito dopo Silvio Berlusconi ha pubblicato una foto con Giorgia Meloni, facendo sapere che “si sta lavorando insieme per dare il più presto possibile all’Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che sappia affrontare le urgenze sin da subito”.

    Un passo indietro 

    Il clima di scontento era iniziato la scorsa settimana quando Berlusconi si era detto non soddisfatto degli incarichi di governo offerti da Giorgia Meloni al suo partito. Secondo alcuni retroscena giornalistici, si riferiva alla sua strettissima collaboratrice, la senatrice Licia Ronzulli, per la quale Berlusconi aveva chiesto un ministero.

    Le tensioni si sono acutizzate giovedì scorso, quando Forza Italia si è astenuta alla votazione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, votato con i voti dell’opposizione. A questo si è aggiunto un foglietto circolato venerdì dove Berlusconi  definiva il comportamento di Giorgia Meloni ” arrogante, prepotente, offensiva…”.

    Sia alla Meloni che a Berlusconi non conviene rompere, perchè senza Forza Italia al Senato mancherebbe la maggioranza. Per molti commentatori queste tensioni tra i due leader sono di potere, dove ognuno cerca di affermare il proprio peso, guadagnato alle elezioni del 25 settembre.

     


  • Quali sono i prossimi passaggi fino alla formazione del governo?

    Quali sono i prossimi passaggi fino alla formazione del governo?

    La coalizione di destra ha vinto le elezioni politiche con quasi il 44%. Il primo partito che ha preso più seggi in Parlamento è Fratelli d’Italia con il 26%.

    Il prossimo passaggio è stato l’insediamento del nuovo parlamento della XIX legislatura. A occupare i banchi dei due emicicli, per effetto del taglio dei parlamentari, sono 400 deputati e 200 senatori. Il 13 ottobre, la data  individuata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  sono stati ufficialmente proclamati gli eletti. La prima seduta alla Camera dei deputati, è stata presieduta da Ettore Rosato, dal vicepresidente più anziano della scorsa legislatura. A Palazzo Madama la riunione d’aula  dalla senatrice a vita Liliana Segre, la seconda più anziana tra le senatrici e i senatori.

    Subito dopo l’insediamento, i nuovi eletti hanno eletto il presidente del Senato Ignazio La Russia e il presidente della Camera Lorenzo Fontana.

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    Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera 

    Ignazio La Russa è il presidente del Senato

    Il 17 e 18 ottobre   i senatori e i deputati dovranno collocarsi in un gruppo parlamentare. Dopo questo passaggio i presidenti dovranno convocare i gruppi per l’elezione dei capigruppi. Eletti i capigruppi  possono iniziare   le consultazioni  per la formazione del nuovo governo. 

    Il 19 ottobre le Camere procederanno con l’elezione dei vicepresidenti delle due camere, dei questori e dei segretari. La scelta di queste figure istituzionali rappresenta un banco di prova per i partiti della maggioranza e dell’opposizione che dovranno confrontarsi e pesare le loro influenze in base ai voti ricevuti.

     

    La formazione del Governo

    L’art.92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri“.
    Secondo tale formula sembrerebbe che la formazione del Governo non sia frutto di un vero e proprio procedimento. Invece, nella prassi, la sua formazione si compie mediante un complesso ed articolato processo, nel quale si può distinguere la fase delle consultazioni (fase preparatoria), da quella dell’incarico, fino a quella che caratterizza la nomina.
    Prima di assumere le funzioni, il Presidente del Consiglio e i Ministri devono prestare giuramento ed ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento come prescritto dagli articoli 93 e 94 della Costituzione.

    Fase preparatoria o consultazioni 

    Questa fase consiste essenzialmente nelle consultazioni che il Presidente svolge, per prassi costituzionale, per individuare il potenziale Presidente del Consiglio in grado di formare un governo che possa ottenere la fiducia dalla maggioranza del Parlamento. Le consultazioni avvengono prima con i neo eletti di Camera e Senato, poi si procede con le delegazioni dei vari partiti.

    Incarico 

    Il Presidente conferisce l’incarico direttamente alla personalità che, per indicazione dei gruppi di maggioranza, può costituire un governo ed ottenere la fiducia dal Parlamento. L’istituto del conferimento dell’incarico ha fondamentalmente una radice consuetudinaria, che risponde ad esigenze di ordine costituzionale. In questo specifico caso dovrebbe essere Giorgia Meloni, visto il chiaro risultato elettorale. L’incarico è conferito in forma esclusivamente orale, al termine di un colloquio tra il Presidente della Repubblica e la personalità prescelta. Del conferimento dell’incarico da’ notizia, con un comunicato alla stampa, alla radio e alla televisione, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica. Una volta conferito l’incarico, il Presidente della Repubblica non può interferire nelle decisioni dell’incaricato, né può revocargli il mandato per motivi squisitamente politici.

    La nomina 

    L’incaricato , che di norma accetta con riserva, dopo un breve giro di consultazioni, si reca nuovamente dal capo dello Stato per sciogliere, positivamente o negativamente, la riserva. Subito dopo lo scioglimento della riserva si perviene alla firma e alla controfirma dei decreti di nomina del Capo dell’Esecutivo e dei Ministri.

    Il procedimento si conclude in questo caso specifico con l’emanazione di  due tipi di decreti del Presidente della Repubblica:

    • quello di nomina del Presidente del Consiglio (controfirmato dal Presidente del Consiglio nominato, per attestare l’accettazione);
    • quello di nomina dei singoli ministri (controfirmato dal Presidente del Consiglio);

    Giuramento e fiducia 

    Prima di assumere le funzioni, il Presidente del Consiglio e i Ministri devono prestare giuramento secondo la formula rituale indicata dall’art. 1, comma 3, della legge n. 400/88. Il giuramento rappresenta l’espressione del dovere di fedeltà che incombe in modo particolare su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali (in base all’art. 54 della Costituzione). Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il Governo è tenuto a presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale, al fine di impegnare direttamente i parlamentari nella responsabilità di tale concessione di fronte all’elettorato. E’ bene precisare che il Presidente del Consiglio e i Ministri assumono le loro responsabilità sin dal giuramento e, quindi, prima della fiducia.


  • Migliaia di giovani tornano in piazza per lo sciopero globale del clima

    Migliaia di giovani tornano in piazza per lo sciopero globale del clima

    Il 23 settembre, in migliaia di città nel mondo, si è svolto lo sciopero globale per il clima, organizzato da Fridays for Future, il movimento globale, che riconosce l’emergenza climatica ed esige un percorso sicuro per restare sotto i +1.5ºC.
    In Italia si è manifestato in 70 città, da Nord a Sud.

    “Dopo quattro anni di scioperi, le persone si stanno svegliando, ma i responsabili politici sono ancora fermi”, afferma Alice Quattrocchi di Catania. “Abbiamo organizzato marce e incontrato politici, ci siamo impegnati tutti i giorni per avere un impatto, oltre che per informare le persone di cosa succederà nei prossimi decenni. Oggi abbiamo davanti nuove elezioni, ma la crisi climatica è ancora assente dal dibattito. Più noi parliamo di clima, più i principali partiti sembrano fare a gara per prenderci in giro con belle parole a favore dell’ambiente, senza nessun piano completo, ma anzi chiedendo nuovi rigassificatori o altre misure che  accelerano la catastrofe climatica”

    Le emissioni di CO2 non si stanno riducendo, ma continuano ad aumentare. Il mondo continua a investire nelle infrastrutture per i combustibili fossili e a versare quantità astronomiche di denaro solo a favore di poche aziende e nel nome dei loro extraprofitti, con somme di guadagno pari al 700% di quelle normali.

    “Abbiamo un estremo bisogno di un piano di giustizia climatica e sociale che metta prima le persone e dopo il profitto: appunto, #PeopleNotProfit”, continua Agnese Casadei. “Stiamo ancora correndo nella direzione sbagliata. La strada da percorrere è davvero lunga, ma siamo ancora qui e non abbiamo intenzione di fare alcun passo indietro.”

     Inoltre, in vista delle elezioni politiche, il movimento ha raccolta nell’agenda climatica 5 proposte, che dovrebbero essere incluse in ogni programma e considerate da ogni candidato per affrontare l’emergenza climatica. I settori riguardano i trasporti e mobilità, energia, lavoro, edilizia e povertà energetica, e acqua.

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